Quante volte è capitato in Ludonet o nei tornei, di leggere tra epiteti ed invettive di nick che bisticciano : "sei un cafone!", spesso accompagnato da : "e un maleducato!" Ora cosa è un maleducato ce lo possiamo immaginare tutti, una persona educata male, cioè che non conosce le regole per una civile convivenza con gli altri. Più o meno. Ma chi è il cafone, o meglio chi era un cafone? Allora dobbiamo scendere in Campania, nobilissima regione dell’italico stivale. Si sa che l’Italia è il paese dei geni, pensiamo a Dante, S. Francesco, Leonardo, Michelangelo, Canova, Pierluigi da Palestrina, Francesco Baracca, Collodi, Enzo Ferrari, De Chirico, Leopardi, Fermi e via cantando. Ma il bello è che questi personaggi a tutti noti rappresentano solo punte di quell’iceberg che è la gente che da sempre nasce, vive e muore nel nostro Paese. Un dato per tutti: in Italia conserviamo il 70% del patrimonio artistico/culturale del mondo intero! E del rimanente 30 % molta parte sono lavori di italiani trafugati all’estero: provare per credere al Louvre, all’Hermitage, al Prado, alla National Gallery. I giapponesi sono leader planetari nella produzione di automobili. Ma dove si fabbricano gli automi? Cioè le macchine automatiche che costruiscono le automobili? In Italia, nel varesotto. L’italiano è famoso in tutto il mondo per la sua genialità, per l’arte di sapersi arrangiare, di trovare soluzioni anche nelle situazioni più difficili. E non c’è dubbio che questo sia vero soprattutto in Campania, regione di cui è capoluogo Napoli, splendida città che si specchia nel Tirreno, adagiata su una chiostra di dolci declivi, sullo sfondo della  quale campeggia sua Maestà il Vesuvio. A Napoli, e in tutta la regione circostante, la gente non per colpa, e ancor meno per scelta, da sempre deve inventarsi la vita, deve trovare il modo di sopperire ad una endemica mancanza di strutture, di opportunità di lavoro, all’abbandono in cui la tengono le istituzioni, allo sfascio cui sarebbe altrimenti condannata. Ed è incredibile che ciò accada in un’area per certi versi proiettata nel futuro, con fiorenti poli tecnologici nei settori dell’informatica, della fisica, dell’industria aerospaziale, che il mondo ci invidia. Ma se Napoli non è allo sfascio è per merito della sua gente, che sarà indisciplinata, folkloristica e variopinta, ma che è geniale più di ogni altra. A Napoli ogni giorno si inventano mestieri, professioni, attività impensabili in qualsiasi altro posto del mondo. Me lo dite voi dove lo trovate uno che viene alla stazione, e vi intrattiene in simpatiche ed interessanti conversazioni facendovi compagnia in attesa della partenza del treno dietro il pagamento, senza ricevuta, ovvio, di un modesto corrispettivo? Allora, dovete sapere che tanti secoli fa, quando pioveva, tutte le strade, che erano sterrate e polverose, si trasformavano in veri e propri torrenti di fango, in cui inevitabilmente andavano ad impantanarsi i carri adibiti al trasporto delle merci, trainati da cavalli o da buoi. E lì potevano rimanere bloccati per ore o addirittura per giorni, specialmente nei punti più scoscesi, discese o salite che fossero. Ed anche quando le strade erano ancora in qualche modo percorribili, succedeva che con le ruote affondate nel fango gli animali non ce la facessero a superare i tratti più critici. Allora in Campania si inventarono una professione, quella dei trainatori. Squadre di trainatori composte da 4, 5, 6 nerboruti omoni, provvisti di solide funi, quando vedevano un carro in difficoltà si offrivano di dare una mano. Pattuita la remunerazione, si legavano le funi al carro e tutti insieme, i trainatori e gli animali, tirando a tutta forza, traevano il carro dall’impasse sino ad un punto del percorso dove il cammino diveniva più agevole. Questi uomini non erano indicati dalla gente come trainatori, ma, in dialetto campano, come – chilli c’a fune- cioè -quelli con la corda-. Col tempo cafune si trasformò in italiano nel vocabolo cafone. E siccome quelli con la corda non è che fossero persone uscite dai corsi di Cambridge e non brillavano per educazione e cortesia, cafone assunse progressivamente l’accezione che ha oggi, cioè sinonimo di villano, rozzo e screanzato. Se così è, ce ne stanno con la corda in Ludonet, altrochè se ce ne stanno!

 

 Ciao e buona giornata a tutti.  Caelsius